giovedì 14 giugno 2007

Piccolo borgo antico... ma non troppo

Per chi come me abita nell'Italia centrale, non esiste nulla di più facile dell'andare a visitare borghi in Toscana. E così, un sabato mattina si carica l'ammiraglia (?) di famiglia e si va a San Gimignano, sfuggita da sempre a tutti i nostri tentativi di approccio turistico.
San Gimignano. Un luogo che, non fosse per le romantiche signorine inglesi dal cappello in paglia di Firenze con architettonico addobbo floreale e per i turisti stranieri che con nordico orgoglio esibiscono la Birkenstock con calzino, si potrebbe definire "fuori dal tempo", e non solo per le torri celeberrime, gli stretti vicoli medievali con volte aggettate tra le case, le sontuose bifore in cotto e i cortili stipati di orci nei quali vengono coltivate piante di tutti i tipi. Quando, la mattina presto, le orde dei lanzi non hanno ancora cominciato a salire la china, comodamente seduti sui loro iper-bus con rimorchio bagagli, e le serrande delle botteghe indugiano nel riposo prima che i negozianti sguainino le loro armi in un sanguinoso assalto al turista, nella Piazza della Cisterna si odono solo i garruli fischi delle rondini che sfrecciano rincorrendosi tra loro nell'aria. Le rondini, e chi se le ricordava più?, in città le vedi volare, in piccoli gruppi, in alto nel cielo, con l'atteggiamento di chi non vuole più avere niente a che fare con quegli antipatici bipedi senza ali che popolano la terraferma. Sono quasi solo un ricordo d'infanzia, e dire che con le zanzare d'oggidì, ci farebbero tanto tanto comodo..... E al di là di quello, il silenzio, la pace, l'aria limpida e la vivida luce del sole che non sono certamente usuali a noi abitanti del Zitadòn...
Insomma, mentre procedo con la visita del centro storico con l'animo carico di nostalgie (O primo entrar di giovinezza, o giorni vezzosi, inenarrabili....), dall'alto della torre del Comune sento uno strepito di tamburi. O bella, un corteo storico? Un comizio? Arrivano i clown del Circo Medrano? Corriamo giù a perdifiato i gradini che prima con tanta fatica avevamo salito, per recarci in tutta fretta alla Porta dei Becci e in cosa ci imbattiamo? Nel Raduno Nazionale delle Scuole di Samba! Ma come! Siamo in mezzo a mattoni del Duecento e travertini trapanati a mano più di otto secoli fa, e io mi ritrovo nel bel mezzo di una movida brasileira a cercare disperatamente di non dimenare il mio poderoso sederone! Col caldo che fa!! Col sole che c'è!! Con tutte le salite che bisogna fare!! Se qualcuno di quei baldi percussionisti avesse potuto ribattere alle mie obiezioni, mi avrebbe seppellita con un' assai sonora pernacchia. Ecco qua una quindicina di bande di sambisti scatenati e dondolanti, incuranti della fatica e del caldo, latori consapevoli di un'allegria contagiosa e solare, e io mi ritrovo a battere il tempo, garrula come le rondini che hanno accompagnato il mio risveglio, insieme alle romantiche signorine inglesi e ai nordici calzettini filoscozia. Potere della musica! Per 90 minuti si sono susseguite le varie scuole, giovani e "giovani d'antan", sfilando per le vie addobbate di salsiccette di cinghiale e bottiglie di vini più o meno toscani, sotto lo sguardo divertito degli avventori dei bar seduti al tavolo ingombro di tazze di cappuccino e bicchieri di birra, per svanire infine alla vista, ma non all'udito, passando oltre la Piazza verso una delle Porte della città...

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