giovedì 27 dicembre 2007

Bentornato!

Ognuno di noi ha un'anima gemella. Amelia ha l'Orco. Tricotico. Che è finalmente a casa, dopo una degenza lunga due mesi, intrappolato nelle maglie della Sanità zitadonese. Le infermiere non lo volevano più lasciare andar via, e questo potrebbe essere di vanto. Il problema era che neanche i dottori volevano liberarlo. Temevamo che ci fossero delle devianze, e invece no. Adesso è a casa. A farsi rimbrottare da Amelia. A farsi spupazzare dalle sue tre piccole puzzole. A volte, la vita è bella.

lunedì 24 dicembre 2007

Pranzi

Già da qualche anno, il giorno di "Santostefano" ho preso la simpatica abitudine di invitare a pranzo tutti i miei parenti (e sottolineo miei, quelli di Herrkomm sono stati esclusi ab initio. Secondo me, han fatto come la regina d'Inghilterra, si sono cambiati il cognome. Una volta si chiamavano Addams). Tra fratelli, nipoti, zie, una nonna, una mamma e affini vari, saremo circa diciotto. Mia madre sta facendo cappelletti da una settimana, e io mi sto arrovellando il cervello per definire un menù che rispetti la tradizione di casa senza per questo dover fare sempre le stesse cose.

Il punto fermo è, rimane e sempre sarà il cappelletto. La ricetta di casa mia, che definire pura zitadonese sarebbe un azzardo, è ben più saporita e colesterolemica rispetto al cappelletto dell'Artusi. E' un trionfo di carni e formaggi, spezie dosate con sapienza e deve essere sapida ma non troppo, per non sopravvalere il sapore del brodo di cappone (ripieno..). Dentro la sfoglia, rigorosamente tirata a mano e non troppo sottile (che quella la lasciamo alle tajatelllle di Alberto Tomba, tanto per quello che ne capisce lui...), familiarizzano il petto di pollo con la braciola di maiale e la mortadella, ma solo quella che abbia fatto parte di un insaccato grande quanto me, perchè quelle piccole non san di niente, e la ricotta di Romagna, assolutamente freschissima, dà di braccio al Parmigiano ben stagionato. Il tutto trova la sua ragion d'essere nella sapiente dose di noce moscata, sale, pepe e buccia di limone grattugiata che insaporisce il compenso. Il bello della "dosatura" di questi ultimi ingredienti è che bisogna procedere (eheheh!!!) a una lunga serie di assaggi. Il sapore del compenso deve conformarsi perfettamente a quello che viene conservato nella propria memoria, un po' come quando si accorda una chitarra. La discussione prandiale verte quindi non già sulla qualità del cappelletto -quelli di mia madre raggiungono sempre l'eccellenza...- ma sulla grandezza. Mentre Nonna Angioletta sostiene una sorta di supremazia dell'anolino che non trova consensi di alcun tipo, HerrKomm proviene da una famiglia per cui il cappelletto più è piccolo, più è buono. Giudizio diametralmente opposto vige in casa mia, e il diktat proviene direttamente da nonno 'ttiglio, il quale sentenziava: Par magnè un caplèt bon, u'ì vo' tri morsg (traduzione della pagina 777: per mangiare un buon cappelletto, ci vogliono tre morsi). Io (e qui si vede che la genetica è una scienza esatta!) sono d'accordo, perchè col cappelletto grande devono essere perfetti il brodo, la pasta e il compenso, in una sorta di grande sinfonia della pasta ripiena...
Altra disquisizione di rito per il pranzo di Santostefano, la mostarda di Cremona. Non esiste più la mostarda di frutta di una volta. In genere troppo dolce, praticamente mai abbastanza senapata, la varietà dei frutti sempre più scarsa. Normalmente, pochi fichi, pochi mandarini e poche ciliege, qualche volta un esecrabile pezzo di ananas; si trovano quasi solo pesche e albicocche, e la quantità del sugo è generalmente scarsa. Pero', vedo che non ne rimane mai... immancabile è il racconto della nonna marescialla, che parte col ricordo della mastellina di legno col suo mestolo, pure quello in legno, che colmi della loro colorata ricchezza facevano bella mostra di sè dal droghiere Tiziocaio, che riservava alla mia mamma l'assaggio della ciliegina di rito. Qualcuno conosce una mostarda che sia davvero piccante? Manco a Cremona l'abbiam trovata....
Insomma, è ora ch'io vada a farcire il cappone, 'chè la pentola lo chiama. Buon Natale! Buon Natale a Sepia e Candide e Amelia. Auguri a Pita, perchè il suo personale inferno le consenta presto di uscire fuori a rimirar le stelle. E auguri a tutti voi, perchè chi ha avuto un brutto 2007 veda la fine di tutti i suoi guai, e chi ha avuto un vecchio anno ben soddisfacente, abbia un 2008 veramente sfavillante.
Auguri!!!

martedì 18 dicembre 2007

Male power

Sono l'unica donna in un ufficio di uomini. Hanno tutti molta fiducia in me e nelle mie capacità. Per esempio, ritengono che io sia la sola in grado di cambiare il rotolo della carta igienica, quando esaurita. Questa attestazione di stima nei miei confronti mi riempie di gioia....

mercoledì 12 dicembre 2007

In tempo di pace, in tempo di guerra


Ieri sera ho caricato in macchina la mia mamma e siamo andate a teatro a vedere un vecchio spettacolo di Ascanio Celestini, Radio Clandestina. Questo piccolo uomo dalla lunga barbetta caprina e dagli occhi vispi e anche un po' spiritati, da solo, su un palcoscenico nero e vuoto, ci ha raccontato di vicende legate all'eccidio delle Fosse Ardeatine, partendo dalla Roma capitale d'Italia di fine ottocento, che costruiva i suoi palazzi e le sue periferie, perchè il racconto di quello che successe quel 24 marzo 1944 può durare un minuto, o anche solo venti secondi, oppure una settimana. E lui ce ne ha raccontati di fatti, per due ore intere. Non ci ha presentato un documentario alla Minoli, ci ha semplicemente parlato, narrandoci i racconti che altri, quelli che li hanno vissuti quei momenti, gli hanno fatto. Io avevo mia madre accanto, e l'ho vista assentire o scuotere la testa, e l'ho sentita sospirare. Lei a quei tempi c'era, anche se era una bimba. Lei quelle atmosfere, quei momenti, li ha vissuti. E i racconti che sentivo recitare sul palcoscenico erano, caso strano, fin troppo simili a quelli che mi facevano i miei nonni e le mie zie, e mio padre insieme a loro. Io ho sempre amato ascoltare i "grandi" che raccontavano. La mia zia Erarda, scomparsa da poco, mi raccontava delle fughe precipitose sotto i bombardamenti per raggiungere i rifugi, con mio cugino al collo e mio padre trascinato per mano, e mio padre mi raccontava la paura, la fame di un ragazzino il cui padre era stato deportato in Germania senza che di lui si avessero notizie di qualsiasi genere, e l'angoscia che vedeva negli occhi di sua madre, ma anche la meraviglia provata per la parata delle truppe alleate che entravano nella piazza del Zitadòn con i carrarmati preceduti, cosa incredibile, da uomini pelosi con la sottana a squadarzòni che suonavano le cornamuse, col mazziere in testa a dare il tempo, e la mia nonna materna, moglie di carabiniere ma vera marescialla della famiglia, a raccontare di quando a Ventimiglia le camicie nere portarono via il mio nonno nel cuore della notte, in mutande, e il racconto è lo stesso che fa mia madre, che si stampo' l'esperienza nella mente anche se aveva solo quattro anni. Era la stessa bimba che rise della sorpesa sbigottita della bisnonna Gemma quando scoprì che i militari inglesi giunti a liberare Salsomaggiore e che erano in realtà indiani dell'India, sotto turbanti chilometrici nascondevano (oh, che scandalo!) chilometriche capigliature legate a codino perchè, quando morivano, fosse più semplice per Visnù afferrarli per i capelli e portarli nel loro paradiso. E infine Attilio detto 'ttiglio d'Marlòtt, il mio nonno paterno, deportato in campo di concentramento, che per mille e mille volte ha iniziato i pranzi di famiglia delle feste con il suo: ah, i caplèt! Cuand ca s'era in Germagna....e via con racconti che a noi, bimbi a quel tempo, sembravano sì terribili ma, tutto sommato, incredibili.
La platea, ieri sera, era piena. Moltissimi i giovani, pochi gli adulti, pochissimi gli anziani. Chi ha vissuto quei tempi preferisce non ricordarli, chi negli anni ne ha raccolto le testimonianze ne schiva di nuove, con una sorta di supponente sufficienza. I giovani, i ventenni di oggi, a quanto sembra vogliono sapere come sono andate le cose, vogliono che qualcuno perda il suo tempo per raccontar loro che cosa succedeva in quei tempi. Ieri sera, non erano lì perchè Celestini è, ormai, un volto televisivo. Sono venuti a teatro per sentirlo parlare, in un silenzio carico di attenzione, perchè nel suo racconto, ci credono. E' come una sorta di Auctoritas. Agente della trasmissione di conoscenze e di esperienza. Perchè, che lo vogliamo o no, tutti noi cresciamo seduti sulle spalle di quelli che ci hanno preceduti. Tanto vale imparare da loro per fare meglio ciò che di bello han creato, per non rifare gli stessi errori. In tempo di pace, perchè non ci sia più un tempo di guerra.

lunedì 3 dicembre 2007

Giornata di....

Insomma, è lunedì. Il lunedì è normalmente una giornata di m...., e quella odierna non sfugge a questa legge. E' brutto tempo, c'è freddo, sono in ufficio ed è il primo lunedì del mese, il giorno più pesante che possa esserci...
Questo è un post rinvigorente, antidepressivo, stimolante per lui e per lei. Buona giornata a tutti.

mercoledì 21 novembre 2007

Save the bear!

Chiedo scusa, soprattutto a quelli che mi sgridano perchè non posto più niente da un bel po'.... chiedo scusa, dicevo, perchè sta arrivando l'inverno. E io vorrei andare in letargo. E non posso. Chiedo scusa, dico ancora, perchè sarò lenta. Molto lenta. Sappiatelo.

martedì 9 ottobre 2007

Il duecentottantaduesimo giorno dell'anno

Che cosa hanno in comune la diga del Vajont, Ernesto Guevara de la Serna, Rudolph Nureyev, John Lennon, Peter Tosh e la sottoscritta?
Che tutti, il 9 di ottobre, abbiamo avuto qualcosa d' importante da fare.
La diga del Vajont, la sera di un 9 ottobre, grazie all'insipienza e all'ingordigia di pochi, non aveva più potuto contenere le acque per custodire le quali era stata costruita. Tutte le volte che, costringendomi a farlo, ho visto il film, o lo spettacolo di Paolini, non sono mai riuscita a vedere in quella diga una creatura malvagia desiderosa di punire, cancellandoli, gli uomini che dalla valle levavano verso essa il loro sguardo timoroso, quasi consapevoli dell'azzardo colpevole con cui quell'invaso era stato progettato e col quale soprattutto veniva gestito. Ho sempre immaginato che, nel momento in cui l'onda è fuggita per inondare la valle trascinando con se' vite e opere umane, quella diga abbia lanciato il suo muto e disperato urlo di orrore e d'impotenza verso gli abitanti di Longarone e degli altri centri vallivi che stavano per essere trascinati via insieme alle loro case, sradicate come alberi fin dalle fondamenta, ai loro animali, alle loro cose, ai loro affetti e alla loro stessa vita. Tanti anni fa sono passata da quelle zone, ho visto quella grigia colata di fango, e ancora oggi, dopo decenni, sento in me la rabbia e l'indignazione, e la pietà per chi, senza avere commesso colpe, pagò per quell'incredibile errore. La mia paura è che non è detto che tutto questo non possa succedere di nuovo. La tecnologia va avanti, è vero, ma la stupidità umana non arretra di un millimetro...
Così come quattro 9 di ottobre più tardi, il medico argentino Ernesto Guevara de la Serna, detto e conosciuto come il "Che", catturato il giorno prima dalle truppe governative boliviane del generale Barrientos, veniva ucciso a pistolettate da un militare estratto a sorte tra tanti. Non si sa bene che cosa successe, sta di fatto che il Comandante, già ferito in combattimento e comunque prigioniero, morì. Per l'ordine impartito da un dittatore. Con l'aiuto della CIA (Oh-oh, ancora loro, come spesso accade. Cerchiamo di ricordarcelo, non si sa mai.....). Gli tagliarono le mani perchè non potesse essere riconosciuto e lo seppellirono là dove fu ritrovato, trent'anni dopo, vicino a una pista per aerei. Avrebbero anche potuto cremarlo, non avrebbe fatto differenza: in quel 9 di ottobre di tanti anni fa, nacque la figura mitologica che ha illuminato di passione e di amore per la libertà delle genti di ovunque nel mondo l'adolescenza e la giovinezza di tanti di noi, e non mi venite a dire "quello là non era come vi hanno detto": ecchissenefrega! Io so per certo che determinati valori li ho mutuati dal mito del Comandante Che Guevara, non da Bartolomeo Pestalozzi da Pinerolo o da altri come lui. E scusatemi se è poco!...
Due anni prima, e siamo nell'anno in cui inizia la guerra del Vietnam, un giovane e assai talentuoso profugo russo e la famosa étoile della danza Margot Fontayne debuttavano insieme alla Scala di Milano. L'opera era il Romeo e Giulietta, il danzatore era Rudolph Nureyev. E io, in quello stesso 9 di ottobre, ebbi fretta di nascere. Chissà se per per la speranza di poter accorrere a quella première o solo per poterne sentire parlare. Sta di fatto che qualcosa mi ha sempre legata a questo uomo spiritoso ma anche di carattere mutevole, di grande cultura e di tecnica sopraffina. Mi ricordo che, quando ero bambina, il sabato mattina la RAI trasmetteva un programma di danza curato da Vittoria Ottolenghi ed era sempre una festa quando ballava lui, qualsiasi cosa danzasse, dal "solito" Lago dei cigni a Petrushka. Riusciva a trasmettere un'idea di levità ma anche di potenza e grazia che non ho più ritrovato in nessuno dei ballerini, seppur grandissimi, che hanno calcato i palcoscenici della danza insieme e dopo di lui, non i Baryshnicov, non i Bolle.
E John Lennon? e Peter Tosh? Condividono, o per meglio dire, condividevano con me l'usanza di soffiare, proprio il 9 ottobre, su candeline accese poste sulla sommità di una torta . Non sono mai stata appassionata ascoltatrice della musica di Peter Tosh, ma una fervente fan di John, questo sì, tanto che qualcuna delle mie amiche di vecchia data ancora mi saluta con un "Peace&love". Ecco un altro sostenitore di cause di giustizia civile nella mia vita, cosa volete farci, nato il 9 ottobre non poteva fare diversamente. Ricordo il giorno in cui dissero che un pazzo (????) lo aveva ucciso sul portone di casa; piansi tutte le lacrime che la mia anima di quindicenne potè pensare di versare. Ucciso senza un senso, senza un motivo particolare. Le pistole sono pericolose, non c'è che dire.
E anche in questo caso, si bisbiglia dell'interessamento di una certa Intelligence... Oddio.
Mr. Bush, chiedo venia, lei, lo sa, non mi è simpatico. Cosa vuol farci, questione di pelle.
E poi, a me il Bourbon proprio non piace.
E non è colpa mia se sono nata il 9 ottobre.
Potrebbe dire ai suoi "intelligentoni" che a me le pistole fanno molta paura, non tanto per come sono fatte ma per la capacità intellettiva di chi è abituato a utilizzarle per risolvere i problemi di qualunque natura?
E poi, io non sono per niente pericolosa: abito nello stesso paese di Silvio, quindi non si preoccupi, i comunisti non potranno mai averla vinta.
...Ma intanto che ci siamo, in confidenza, quelli della CIA le hanno detto se questi comunisti li hanno trovati, qui in Italia? Io, rimanga tra noi, li ho cercati, ma devono essere molto ben nascosti......

P.S.: Un ringraziamento specialissimo va a HerrKomm che lo scorso sabato sera ha organizzato per me una festa a sorpresa... che mi ha mooOoolto sorpresa!!! Grazie a lui e a tutti gli amici che son venuti e anche a quelli che non sono potuti venire a festeggiare con me. Baci.

lunedì 1 ottobre 2007

Grido di dolore

...non siamo insensibili
al grido di dolore che da
tante parti del Zitadòn
si leva verso di noi!

Venerdì scorso apro la posta elettronica e mi vedo arrivare un accorato appello:
Mie care, [***] vi chiedo un consiglio, anzi, più di uno. Mi spiego meglio; oggi pomeriggio [***] ho "incrociato" un sacchetto pieno di cioccolato, probabilmente il consistente residuo delle ultime uova di Pasqua. Visto che mi scoccia buttare via tutto quel cioccolato e che voi siete delle superesperte, potreste darmi un consiglio per fare una torta semplicesemplice e buonabuona????
Chi scrive col cuore (e la cioccolata) in mano è la mia amica Chewbacca, nome in codice Sepia. E visto che anche noi stelle del rock abbiamo un'anima tenera e incline alla solidarietà con i bisognosi, le ho prima cercato sul Web tutta una serie di ricettine utili alla bisogna (non escluse, le FOTONICHE (provare-per-credere) tortine del Berso), poi mi son messa a pensare che una richiesta così - fatta da una donna cosà - meritava una creazione very original. Tenuto conto che il capitano Han Solo a colazione mangia volentieri tortine home-made , ho creato la
TORTA SEPIA
Per prima cosa, caricate sul vostro lettore un CD che sicuramente tutti voi avrete... diciamo TRESPASS (eh!). Quindi spezzettate un 200 gr. di cioccolato fondente in una casseruola di vetro con coperchio e, dopo aver aggiunto 150 gr. di burro a pezzetti, chiudete tutto nel microonde per 3 minuti a potenza media, avendo cura di chiamare un time out a metà tempo per mescolare bene i due ingredienti. A questo punto, montare 3 uova e 3 tuorli con 100 gr di zucchero semolato e 50 gr. di zucchero a velo. Una volta che avete ottenuto una cremina bella gonfia, aggiungete la fusione di cioccolato fondente e burro, che si sarà intiepidita, poi, nell'ordine: 90 gr. di farina setacciata a dovere, 12 amaretti pestati fini a mortaio (in realtà, erano 13, ma uno, è vero come si dice, si è perso per strada...), 150 gr di nocciole tostate e tritate, 1 bustina di lievito per dolci (non vanigliato, if possible...) e, infine, i 3 tristi albumi lasciati prima da parte, montati a neve con un pizzichino di sale, amalgamandoli col solito movimento dal basso verso l'alto per non smontarli. Versate tutto nella tortiera che attendeva già imburrata e cosparsa dei superstiti 12 amaretti, sempre pestati finifini. Mentre Anthony Phillips inizia il suo riff in The Knife, infornate: il mio forno, a gas, era già caldo a 175° e la griglia attendeva la teglia sul 3 ripiano. Visto che nel frattempo Trespass è finito, direi di caricare FOXTROT. Terminata Supper's ready, controllate la cottura, che dovrebbe essere in fase di ultimazione . Son passati grosso modo 45 minuti. Spegnete il forno, fate intiepidire la torta e poi sfornatela quatelosamente. Una volta raffreddata, spolverizzatela di zucchero a velo. Io l'ho fatto, con una mascherina che riproduceva una seppia.....



venerdì 28 settembre 2007

Omaggio


Al tempo in cui adolescevo, mi piacevano molto i Beatles. In quegli anni, il gruppo non esisteva già più, ma i quattro scarrafoni erano ancora tutti al mondo. Questo di cui all'attached sopra postato è un omaggio al loro primo disco With the Beatles, e visto che noi del Dinomeneghin siamo indubitabilmente Fab e certamente Four, perchè non unire le due cose insieme? Dedicato alle mie amichette....

P.S.: l'idea dei Simpson l'ho ... presa dal sito di Kaneda
PP.SS.: una di queste quattro, naturally, sono io...

giovedì 27 settembre 2007

Lo diceva Neruda....

[...]

El vino / mueve la primavera,
crece como una planta la alegría, / caen muros,
peñascos, / se cierran los abismos,
nace el canto.
Oh tú, jarra de vino, en el desierto
con la sabrosa que amo, / dijo el viejo poeta.
Que el cántaro de vino
al beso del amor sume su beso.

[...]

Amo sobre una mesa, / cuando se habla,
la luz de una botella / de inteligente vino.
Que lo beban, / que recuerden en cada
gota de oro / o copa de topacio
o cuchara de púrpura / que trabajó el otoño
hasta llenar de vino las vasijas
y aprenda el hombre oscuro,
en el ceremonial de su negocio,
a recordar la tierra y sus deberes,
a propagar el cántico del fruto.


Uditeudite, il Dinomeneghin si è riunito in seduta plenaria. E si è bevuto. E si è cantato....

venerdì 21 settembre 2007

mercoledì 19 settembre 2007

Stupido è chi lo stupido fa....

...e se quelli che abbiamo mandato in Parlamento (nessuno escluso) tornassero a fare le persone serie, smettendola di fare a gara su chi le spara più grosse?


sabato 15 settembre 2007

Finito!


Evviva evviva! Ho finito di sistemare il mio studio! Ci ho messo due settimane di lavoro duro ed indefesso (da sola, vi ricordate la maestria di HerrKomm???), ma il risultato mi soddisfa vieppiù. Credo che ci starò bene....

venerdì 14 settembre 2007

mercoledì 12 settembre 2007

ITALBASKET, FURA DAL BALI!!!

Doveva essere la squadra italiana più forte di tutti i tempi. Li han cacciati fuori a pedatone, e non andranno nemmeno alle olimpiadi, I suppose. Per vincere a pallacanestro bisogna giocare a pallacanestro, tirar giù un asso di briscola ogni tanto non serve ad un'emerita cippa. I Caglieris-Riva-Marzorati-Meneghin non ci sono. E io non mi diverto più....
PS: Il titolo non è proprio proprio da signora, ma scusatemi, sono decisamente arrabbiata!



Bye, Joe


Yihla Moja, the man is dead

September '77

Port Elizabeth weather fine

It was business as usual

In police room 619

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

When I try to sleep at night

I can only dream in red

The outside world is black and white

With only one colour dead

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

You can blow out a candle

But you can't blow out a fire

Once the flames begin to catch

The wind will blow it higher

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

And the eyes of the world

Are watching now



Sono passati 30 anni dalla morte di Steven Bantu Biko. Da allora, alcune cose son cambiate, ed è triste pensare che il cambiamento è avvenuto anche grazie alla barbara (e tutt'ora impunita) uccisione di un giovane uomo la cui colpa più grave, oltre a quella di essere nato con la pelle più scura di altri, era di cercare con tutte le sue forze l'ottenimento della libertà dal giogo dell'apartheid per tutti i neri sudafricani.
L'avevano arrestato in agosto, perchè, a loro dire, aveva insultato un agente, e al processo che il regime gli intentò Steven Biko pronunciò il suo ultimo discorso, un discorso grazie al quale i sudafricani di oggi ancor più di Mandela ritengono il fondatore del Black Consciousness Movement la figura di maggior spessore della lotta contro l'apartheid.
Dissero che aveva cercato, di sua iniziativa (...), di fracassarsi la testa sbattendola contro una sedia, là nella cella 619, e non si peritarono di portargli celermente soccorso: dopo 5 giorni dal momento in cui lo avevano "ritrovato" in stato di incoscienza all'interno della sua cella, non un'ambulanza, ma una jeep lo trasportò per un migliaio di chilometri fino all'ospedale di Pretoria, ammanettato e nudo. Giungerà (naturalmente) morto.
La sua gente, accompagnandolo nell'estremo saluto, cantò . "Yilha Moja", vieni a me, Anima. Sono gli stessi cori che Gabriel utilizzerà tre anni dopo per aprire e chiudere il suo inno contro questo omicidio di regime. Sono gli stessi che in questo giorno, anche se sono passati gli anni, dovrebbero risuonare ovunque, a ricordarci che, al di là del colore della pelle che abbiamo, la nostra è natura di uomini. Uomini che nascono per loro natura uguali e liberi. Uomini che nessuno ha mai creato "inferiori" o "superiori" e che nessuno può decretare tali a causa di presunti diritti/difetti di nascita. Questo, Steven Biko lo sapeva bene e non aveva paura di dirlo. A qualsiasi costo.
Steven Biko, the man, is dead. E che lo spirito di libertà sia con tutti noi, e con noi rimanga sempre.

lunedì 10 settembre 2007

Pazza Ikea

Donne!
Volete liberarvi, anche se solo per una mattinata, del consorte?
Fate come ho fatto io: mi son piazzata davanti all'amato bene e gli ho detto: TessSssòro, sabato DEVO andare all'Ikea. HerrKomm, poverino, è caduto nella trappola e, strabuzzando gli occhi, mi ha chiesto con voce strozzata "Ciòoo (tipico intercalare del Zitadòn), devo venire anch'io?". Ormai è in mio potere, potrei avere qualsiasi cosa da lui in cambio della dispensa a prender parte alla spedizione... ottengo infine una congrua partecipazione alla spesa e, cataloghi pieni di post-it alla mano, lo lascio in balia dell'insalata di riso: me ne vo' con le mie amichette, i cui mariti han soggiaciuto al medesimo ricatto del mio. Il metodo, vi assicuro, è infallibile.
All'Ikea l'atmosfera è quella di una sorta di ora d'aria muliebre; i pochi uomini presenti hanno musi lunghi e scatti nervosi degni del miglior Gaber. Se sorridono toccando tessuti e cuscini, o sospirano di fronte a una padellona in ghisa, sono sicuramente gay, altrimenti non esiste al mondo un uomo sensibile al fascino segreto della casseruola in terracotta per le polpettine d'alce!
Adesso ho un sacco di ciaffi da montare (come alcuni ben sanno, HerrKomm non è in grado di distinguere una bustina di tè da un cacciavite, quindi è escluso che vi si dedichi ...). Siccome ritengo che montare un mobile dell'Ikea sia il più potente antidepressivo esistente, ho dieci giorni di felicità...



giovedì 6 settembre 2007

Lucianone se n'è andato...

Lo so, lo so, vi aspettate che io dica la mia, ed eccomi qua.
Io non ho mai avuto un amore particolare per la voce di Luciano Pavarotti. Sono cresciuta in una famiglia in cui la regola era ascoltare Di Stefano e Del Monaco, quindi Pavarotti non mi poteva piacere. Tra i Tenores, ho sempre preferito Domingo. Nonostante ciò, gli ho sempre riconosciuto di essere il più grande degli italiani in attività, ad oggi. A casa mia, lo chiamavamo Paperotti, e credo che ci mancherà, perchè i tenori di adesso sono sinceramente inascoltabili; non sanno più cantare, emettono grida lancinanti che alcuni scambiano per acuti (scopo ultimo, pour la plupart, dell'azione canora), e il belcanto sta sempre più evolvendosi in quella che, nel Zitadòn, amiamo definire "La sagra d'e' furtùr", dove per furtùr si intendono gli spasmi della colite accompagnati da gemiti di varie intensità. Il bello è che alcuni vanno a teatro e si divertono, "Sono stato all'opera" dicono, (e a me viene spesso da pensare "Sì, l'Opera di Don Guanella...") e si atteggiano a grandi intenditori, un po' come si faceva noi da ragazzini per imitare il Michele del Glen Grant. Probabilmente, va bene così, lo spettacolo dia al pubblico ciò che il pubblico richiede.
E quindi, ben vengano i Luciano Pavarotti a ricordarci che, ti piaccia o meno la sua voce, per cantare ci vogliono dedizione e studio, e non bastano le bizze e gli atteggiamenti alla tire-cul per potersi definire cantante d'opera. Spero che lassù sia pronta una nuvola sufficientemente grande per accogliere Big Luciano, che col suo abitone da Calaf canta il "Nessun dorma" direttamente nelle orecchie di S.Pietro. Acuto compreso.

martedì 21 agosto 2007

T-sìoraidh!

Ebbene sì, siamo tornati alla base. Un viaggio bellissimo, poi vi racconterò.....

domenica 5 agosto 2007

venerdì 27 luglio 2007

Scotland the brave....

Sto preparandomi per la Scozia, ecco cosa ho trovato in giro per Internet.... Questi Scozzesi cominciano a piacermi. Avevo trovato il testo dell'originale "Scotland the brave" , e non mi sembrava esaltante. Poi ho trovato le foto di Kenny Maths, ovvero: le foto che vorrei essere capace di fare . Weather.com mi da' acqua a catinelle e temperatura non oltre i 18 gradi....

domenica 15 luglio 2007

...sempre in tema di nostalgia...

Ieri, concertone a Roma. Telecom o chi per lei regala al popolo la performance di tre derelitti superstiti di quello che è stato, a mio avviso, il più spettacolare e creativo gruppo prog-rock degli anni '70. Io non sono abbastanza vecchia per aver potuto assistere a un loro concerto e adoro i Genesis, ma non abbastanza, a quanto pare, per precipitarmi al Circo Massimo con la tenda e i panini e, aggiungo io, un bel machete per poter mantenere salda la posizione che manco a Risiko...
Ho letto qualche cronaca, ma, nonostante tutta la buona volontà profusa dai giornalisti, non mi sembra che l'apparizione di Collins, Banks e Rutherford sia risultata un'evento epocale, non fosse per la marea di gente che vi ha partecipato.


P.S.: sempre per parlare di nostalgia, mi son fatta un giro su YouTube, e mi son vista spezzoni del concerto di Roma... Io però i Genesis li preferisco ancora così.....

Moonlit Knight
Musical Box
Watcher of The Skies
Giant Hogweed
Supper's ready 1 2 3


giovedì 5 luglio 2007

Cara vecchia "Nuova 500"

Insomma, l'hanno presentata. In un tripudio di quisquilie e pinzellacchere, tra salti di acrobati metropolitani e luminarie che al Festival de l'Unità se le scordano, Montezuma e la sua corte han presentato al mondo intero la nuova 500. Ci avevano già provato i signori del pistone a far partire una sorta di operazione nostalgia, immettendo sul mercato una specie di saponetta carrozzata che di accattivante aveva solo gli spot pubblicitari. Questa volta han fatto le cose perbenino, e io che una vecchia "Nuova 500", immatricolata nel 1968, color carta da zucchero l'ho avuta davvero e ci ho imparato a guidare, mi sono lasciata scappare un sospiro e sono andata sul sito della Fiat. Dopo aver proferito cose irripetibili alla vista delle varie scemenze del tipo "Premiamo le facce da 500", "Se nasci il 4 luglio forse te la regaliamo", "Scrivi un pensierino sulla 500" e altre surreali amenità del genere, mi sono "costruita" la nuova Cinquecento che fa per me. Per fortuna che il carta da zucchero, ora definito "Blu nontiscordardime" (che poeti...) è tra i colori che non necessitano di una congrua aggiunta di capitale, perchè quando sono andata a far la somma finale, non ho saputo dire altro che uno stentato "Ohibò!!!". Caspiterina, quanto ce la fa pagare il Montezummolo questa macchinina! Che un adesivino col numero 5 possa costare 60 Euro.... insomma, con la versione base ("pop", dicono loro) ci danno quasi solo la carrozzeria, manco i tappetini, intorno ai 60 eurini anche loro, e se vuoi la tasca dietro al posto del passeggero, paghi anche quella (peccato che sia il posto in assoluto più comodo ove stipare il giubbottino catarinfrangente obbligatorio per legge) e se vuoi mettere le cromature, così come le avevi nell'altra, devi prima acquistare un altro Kit da qualche centinaio di euros, perchè altrimenti esteticamente non sta bene, e il tettuccio, quel caro, terribile tettuccio che una volta era in tela e faceva passare tutti gli spifferi del mondo ma che aprivi in estate mentre andavi al mare o dal quale ci si sbracciava sventolando bandiere per una qualche vittoria della Libertas Basket durante la carrera cittadina di fine campionato, quel tettuccio ora è in vetro temperato e se lo vuoi, come allora, apribile, sono altri 800 euro. Stessa cifra per il condizionatore manuale che nel 2002 io pagai, per la mia attuale vettura, 800 mila lirette (e già mi pareva un furto).... Se è vero che io dovrò pagare tredicimilaeuro solo per acquistare un oggetto sull'onda della nostalgia, caro il mio Lucacovdevo di Montezoom, allora esigo che tra le forniture di serie della mia futura nuova "Nuova 500" ci siano anche i miei vent'anni, le mie speranze e il mondo che volevo. Allora potremo parlarne.... per ora, mi tengo i ricordi della levetta per l'aria da alzare all'accensione, la doppietta per cambiare e i rabbocchi continui al livello dell'olio, per non parlare del serbatoio che chiunque poteva aprire (quante volte mi sono trovata "inspiegabilmente" senza benzina...), ma anche le corse sullo Stradone ai 90 col volante che sobbalzava , e il clacson bruciato dall'amico Milanista durante i festeggiamenti di non so quale coppadeicampioni. Altro che "diffusore di fragranze" o collegamento USB!
Grazie al cielo, ce ne sono altri come me...

lunedì 18 giugno 2007

Ci tocca di crescere

Oggi mio padre avrebbe compiuto i suoi primi 70 anni. Dico "primi" perchè, da figlia, avevo creduto di poter godere della sua presenza per sempre. Nonostante la mia condizione di adulta, la sua mancanza produce in me ormai da qualche anno un certo senso di smarrimento di fronte alle difficoltà della vita. Non so se sono io ad essere fatta male o se è normale questo senso di piccola inadeguatezza, uffa, adesso mi tocca fare tutto da sola, e lo devo fare senza poter più chiedere consiglio, senza più poter cercare lo scontro per dimostrare, soprattutto a me stessa, di aver tutte le ragioni per agire in un determinato modo.
A suo tempo, con la pazienza e la fermezza di chi opera secondo convinzioni ben radicate, mi sono stati forniti gli strumenti per affrontare il vivere quotidiano, e da allora porto sempre con me il mio fagottino di valori e princìpi, il mio "si fa così, perchè...", il mio bagaglio di racconti di esperienze già fatte da altri prima di me. Ma, se all'inizio della nostra vita da adulti cerchiamo un distacco, anche violento, da quella realtà in cui si è cresciuti, nel momento in cui questo contrasto diventa inutile per abbandono di uno dei contendenti, ci si sente un po' defraudati, e anche un po' più soli. Lo so, da un bel pezzo son pronta ad affrontare il mare. Ma so che devo far vela senza di lui, fino a che non raggiungerò il mio orizzonte. Mi tocca.

giovedì 14 giugno 2007

Piccolo borgo antico... ma non troppo

Per chi come me abita nell'Italia centrale, non esiste nulla di più facile dell'andare a visitare borghi in Toscana. E così, un sabato mattina si carica l'ammiraglia (?) di famiglia e si va a San Gimignano, sfuggita da sempre a tutti i nostri tentativi di approccio turistico.
San Gimignano. Un luogo che, non fosse per le romantiche signorine inglesi dal cappello in paglia di Firenze con architettonico addobbo floreale e per i turisti stranieri che con nordico orgoglio esibiscono la Birkenstock con calzino, si potrebbe definire "fuori dal tempo", e non solo per le torri celeberrime, gli stretti vicoli medievali con volte aggettate tra le case, le sontuose bifore in cotto e i cortili stipati di orci nei quali vengono coltivate piante di tutti i tipi. Quando, la mattina presto, le orde dei lanzi non hanno ancora cominciato a salire la china, comodamente seduti sui loro iper-bus con rimorchio bagagli, e le serrande delle botteghe indugiano nel riposo prima che i negozianti sguainino le loro armi in un sanguinoso assalto al turista, nella Piazza della Cisterna si odono solo i garruli fischi delle rondini che sfrecciano rincorrendosi tra loro nell'aria. Le rondini, e chi se le ricordava più?, in città le vedi volare, in piccoli gruppi, in alto nel cielo, con l'atteggiamento di chi non vuole più avere niente a che fare con quegli antipatici bipedi senza ali che popolano la terraferma. Sono quasi solo un ricordo d'infanzia, e dire che con le zanzare d'oggidì, ci farebbero tanto tanto comodo..... E al di là di quello, il silenzio, la pace, l'aria limpida e la vivida luce del sole che non sono certamente usuali a noi abitanti del Zitadòn...
Insomma, mentre procedo con la visita del centro storico con l'animo carico di nostalgie (O primo entrar di giovinezza, o giorni vezzosi, inenarrabili....), dall'alto della torre del Comune sento uno strepito di tamburi. O bella, un corteo storico? Un comizio? Arrivano i clown del Circo Medrano? Corriamo giù a perdifiato i gradini che prima con tanta fatica avevamo salito, per recarci in tutta fretta alla Porta dei Becci e in cosa ci imbattiamo? Nel Raduno Nazionale delle Scuole di Samba! Ma come! Siamo in mezzo a mattoni del Duecento e travertini trapanati a mano più di otto secoli fa, e io mi ritrovo nel bel mezzo di una movida brasileira a cercare disperatamente di non dimenare il mio poderoso sederone! Col caldo che fa!! Col sole che c'è!! Con tutte le salite che bisogna fare!! Se qualcuno di quei baldi percussionisti avesse potuto ribattere alle mie obiezioni, mi avrebbe seppellita con un' assai sonora pernacchia. Ecco qua una quindicina di bande di sambisti scatenati e dondolanti, incuranti della fatica e del caldo, latori consapevoli di un'allegria contagiosa e solare, e io mi ritrovo a battere il tempo, garrula come le rondini che hanno accompagnato il mio risveglio, insieme alle romantiche signorine inglesi e ai nordici calzettini filoscozia. Potere della musica! Per 90 minuti si sono susseguite le varie scuole, giovani e "giovani d'antan", sfilando per le vie addobbate di salsiccette di cinghiale e bottiglie di vini più o meno toscani, sotto lo sguardo divertito degli avventori dei bar seduti al tavolo ingombro di tazze di cappuccino e bicchieri di birra, per svanire infine alla vista, ma non all'udito, passando oltre la Piazza verso una delle Porte della città...

mercoledì 18 aprile 2007

Pensieri notturni

Questa notte non riuscivo a prender sonno (che novità!!!), troppe cose a cui pensare, alcune veramente importanti, altre molto meno. Tra le problematiche meno importanti, quella di avere un blog. Cosa ci scrivo? E, soprattutto, perchè devo scrivere un diario nel quale chiunque potrà mettere naso e pensieri? Ho sempre cercato di evitare che la mia sfera PIU' privata venisse condivisa da chiunque altro, fosse egli parente più o meno stretto o amica/o più o meno vicina/o. Finora, ho ritenuto i miei pensieri la sola unica mia grande ricchezza, anche se, alla fine, mi piace prender atto dei pensieri altrui, chissà mai che possano essermi utili, una volta o l'altra... Come nel film di Woody Allen, sto qui nella mia tutina bianca a chiedermi "Cosa ci faccio io qui?"... devo deciderlo ancora....

giovedì 5 aprile 2007

Ma cosa fa 'sto blog che ho appena creato, boiadunGiuda mi ha morsicato.....