mercoledì 12 settembre 2007

Yihla Moja, the man is dead

September '77

Port Elizabeth weather fine

It was business as usual

In police room 619

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

When I try to sleep at night

I can only dream in red

The outside world is black and white

With only one colour dead

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

You can blow out a candle

But you can't blow out a fire

Once the flames begin to catch

The wind will blow it higher

Biko, Biko, because Biko

Yihla Moja, Yihla Moja

-The man is dead

And the eyes of the world

Are watching now



Sono passati 30 anni dalla morte di Steven Bantu Biko. Da allora, alcune cose son cambiate, ed è triste pensare che il cambiamento è avvenuto anche grazie alla barbara (e tutt'ora impunita) uccisione di un giovane uomo la cui colpa più grave, oltre a quella di essere nato con la pelle più scura di altri, era di cercare con tutte le sue forze l'ottenimento della libertà dal giogo dell'apartheid per tutti i neri sudafricani.
L'avevano arrestato in agosto, perchè, a loro dire, aveva insultato un agente, e al processo che il regime gli intentò Steven Biko pronunciò il suo ultimo discorso, un discorso grazie al quale i sudafricani di oggi ancor più di Mandela ritengono il fondatore del Black Consciousness Movement la figura di maggior spessore della lotta contro l'apartheid.
Dissero che aveva cercato, di sua iniziativa (...), di fracassarsi la testa sbattendola contro una sedia, là nella cella 619, e non si peritarono di portargli celermente soccorso: dopo 5 giorni dal momento in cui lo avevano "ritrovato" in stato di incoscienza all'interno della sua cella, non un'ambulanza, ma una jeep lo trasportò per un migliaio di chilometri fino all'ospedale di Pretoria, ammanettato e nudo. Giungerà (naturalmente) morto.
La sua gente, accompagnandolo nell'estremo saluto, cantò . "Yilha Moja", vieni a me, Anima. Sono gli stessi cori che Gabriel utilizzerà tre anni dopo per aprire e chiudere il suo inno contro questo omicidio di regime. Sono gli stessi che in questo giorno, anche se sono passati gli anni, dovrebbero risuonare ovunque, a ricordarci che, al di là del colore della pelle che abbiamo, la nostra è natura di uomini. Uomini che nascono per loro natura uguali e liberi. Uomini che nessuno ha mai creato "inferiori" o "superiori" e che nessuno può decretare tali a causa di presunti diritti/difetti di nascita. Questo, Steven Biko lo sapeva bene e non aveva paura di dirlo. A qualsiasi costo.
Steven Biko, the man, is dead. E che lo spirito di libertà sia con tutti noi, e con noi rimanga sempre.

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