domenica 17 ottobre 2010

Timori

Canticchiavo in cucina questa sera, dallo schermo si esibiva un sornione Phil Collins in versione soul, poi dopo un attimo compare la sorella di Stefano Cucchi. La storia di Stefano e della sua famiglia, così come quelle di Aldrovandi, Bianzino, Lapenna e dei tanti che li hanno preceduti, è tristemente nota a tutti. Mentre ella procedeva nel racconto dell'esperienza che le era toccato di vivere, avrei voluto abbracciare quella donna, nell'urgenza di esprimere a lei e alla sua famiglia la mia solidarietà e partecipazione; poi mi son resa conto che, più che compassione, provo invece paura, una paura folle. Ho paura che "giustizia", "diritto", "ragione" siano in procinto di diventare stringhe di lettere prive di significato, se è vero che chi ha il compito di regolare secondo la legge le situazioni dell'umana convivenza cerca di "correggerti" a suon di mazzate e chi deve assicurarti cure e salute si rifiuta persino di scostare il lenzuolo che ti copre, ancor vivo, per effettuare una diagnosi delle tue condizioni. Anche se i "però lui" e i "sì, ma loro" non possono trovare alcuna giustificazione, queste storie di ordinaria ingiustizia accadono continuamente. Siamo ancora esseri umani, o già ora siamo solo "figurine" che alcuni tirano a muro, a dimostrazione di quanto poco valiamo nel momento in cui non siamo di alcuna utilità? Il Nulla si avvicina all'orizzonte.....

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