martedì 16 settembre 2008

...A.B.Normal is back!

Scorrendo il mio blog roll, questa mattina ho dato uno sguardo al diario di Baol e per fortuna che sono in ufficio da sola, perchè ho pianto. Ho pianto per la rabbia provata a leggere cose come questa, pianto per la gratuita umiliazione con cui si è voluto colpire il più indifeso degli indifesi, pianto per il disgusto senza fine provato per la pochezza intellettuale e morale con cui certa gente gestisce la relazione di sè con la comunità umana. Conosco alcuni bimbi autistici e conosco anche la quotidiana, lacerante battaglia condotta dalle loro famiglie: vi assicuro, da loro ho imparato il vero significato della parola "eroismo", non da chi, con un bazooka in mano, si pregia di difendere interessi privati spacciandoli per interessi della collettività.
Vorrei dire:
1) al "signor" fotografo: in primis, curati l'ulcera. In secondo luogo, spero che la tua macchina fotografica abbia da ora in avanti schifo a lavorare con te e ti gratifichi con foto sfocate, storte e senza senso, e sopra tutte si materializzi la scritta "COGLIONE". Spero che l'obiettivo da Xmila euro ti cada a terra e, se mai non dovesse rompersi, spero che tutte le lenti interne si diano alla pazza gioia disponendosi nelle posizioni più disparate; spero che, alla prossima pulizia, ti si righi irrimediabilmente il sensore. Mi auguro vivamente che, quando ti presenterai per il prossimo lavoro, ti trattino come una merda dicendo che i tuoi scatti fanno schifo e chiedendoti, ridendo come pazzi, dove hai trovato il coraggio di presentarti. Lo hai capito adesso cosa vuol dire sentirsi impotenti di fronte all'insensibilità altrui?
2) alla gentile signorina del Carrefour di Assago auguro di trovare il prossimo lavoro in barba alla normativa Carfagna, chissà che non trovi più spunti per imparare il significato della parola "sensibilità", "compassione", "dignità umana". Sono certa che imparerebbe anche a rapportarsi meglio col pubblico. Col cuore, visto che col cervello....
3) all'omino del computer, auguro che si moltiplichino sulla rete immagini di lui mentre cammina per strada urlando nel telefonino e, non avendolo visto, finisce inghiottito da un tombino delle fogne, dalle quali riemergerà in miserrime condizioni e, non trovando nessuno disposto a trasportarlo, gli tocchi di farsi cinque chilometri a piedi tra la folla per arrivare a casa, dove la moglie gli vieterà di entrare così conciato e lui dovrà spogliarsi di tutto coram populo e ricevere secchiate d'acqua sulla pubblica via prima di accedere al portone. Chissà che non impari cosa vuol dire sentirsi umiliato dagli altri senza aver fatto nulla per meritarselo. Stronzo!
Al bimbo che non parla col mondo, auguro invece che Saetta gli corra incontro per portarlo con sè in una parte di mondo dove sono più importanti i bisogni, quelli veri, della gente, e non quante foto si devono fare per potersi comprare il tappetino per auto in pelle di Karibù, e che d'ora in avanti tutti ci comportiamo secondo il detto: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Lo ha detto uno che di umiliazioni se ne intendeva, e credo che molti di noi proprio per questo lo amino...

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