lunedì 14 aprile 2008

E adesso aspetterò domani per avere nostalgia...

Mi perdonerà Faber, non ho trovato parole migliori per una giornata come questa in cui, comunque la si intenda, un pezzo della nostra storia si è conclusa. Sarà un bene o sarà un male, lo scopriremo solo col passare del tempo e col succedersi degli avvenimenti. Per ora, rimaniamo così, col groppo in gola, a chiederci se tutte le aspettative che abbiamo nutrito fino a ieri hanno ancora un senso oppure no. Domani, domani avremo tempo per la nostalgia....

sabato 5 aprile 2008

Happy blogcreation day

Un anno di blog. Per l'occasione, vignettina: la mano è un po' arrugginita, migliorerà col tempo... o così spero...

mercoledì 2 aprile 2008

Urca....

...magari il mio bisavolo sarebbe stato contento. Me lo immagino, là in quell'Ade ove certo sorge il sol dell'avvenir, che si arriccia il mustacchio sollevando con orgoglio un sopracciglio. Credevo di essere un po' più dura e pura, ma il mio Superego, accidenti a lui, me lo impedisce. E non ha neanche la S sul petto....

venerdì 28 marzo 2008

Tornati alla base

Ti ho cercato, Corto. Più che nel porto di Valletta, ti ho cercato nei vicoli di Mdina e negli angoli di Rabat, tra i luzzu di Marsaxlokk e sugli scogli spazzati dal vento di Bugibba. Sui bastioni di Victoria ho capito che non ti avrei incontrato. Io qui, tu in chissà quale mare del sud del mondo. Ci saranno altre occasioni, Corto Maltese. Prima o poi ...

martedì 11 marzo 2008

Un giochino del PIF....

Pur di avere uno dei manufatti di Amelia, indìco obtorto collo un P.I.F. Dicansi P.I.F. (Pay It Forward) un simpatico meccanismo a premi secondo il quale un certo numero di soggetti, in virtù della loro velocità nel postare un commento, vince un premio creato artigianalmente dal possessore del blog medesimo. Ergo, pongo qui sotto il testo completo del regolamento, così come definito da Amelia:
1) le prime 3 persone che lasceranno un commento su questo post riceveranno un regalino fatto a mano da me entro i prossimi 1500 giorni (adoro le scadenze " MOLTO comode");
2) in cambio, dovranno a loro volta assumersi lo stesso impegno sul proprio blog;
3) io spediro’ il regalo solo a coloro che avranno pubblicato un analogo messaggio....

LE ISCRIZIONI SONO APERTE... MA CERCATE DI NON RISPONDERE!

venerdì 7 marzo 2008

Colpo basso

Ame', prima di beccarti 'sto colpo di bombarda, ti faccio un indovinello: non puoi non rispondere...

Era il 5 luglio del 1983. E quando dico 1983, intendo anche dire che eravamo pulzelle giovani e ingenue, si fa per dire. Io portavo a settembre latino e matematica, tanto per cambiare; sarei dovuta stare a casa a studiare, quel giorno. E faceva anche un caldo bestia, ma non credo che ci facessimo poi caso più di tanto. Era la prima volta che si andava a un concerto fuori dall'ambito della provincia, tra l'altro con giovini un po' più grandi di noi (cosa della quale dubito tu abbia messo al corrente tua madre...). Eravamo io, te, Candide, l'Avvelenabile, FuriacavalladiWest, il Lumacone, il Griglia e il Giuggiola, unico motivo per il quale l'Avvelenabile era presente. Era un martedì. Avventura per raggiungere il luogo, corsa a perdifiato per accaparrarci dei posti buoni, a sedere sull'erba, vicino alle transenne del corridoio centrale, metti mai che l'artistone volesse lanciarsi su di noi nell'acme dell'estasi musicale. Candide fu fermata dalla Security perchè pensavano che il suo biglietto fosse stato falsificato. Panini a gogo. Abbiamo fatto amicizia con un gruppetto di trevigiani che fumavano cannoni rollati nella carta della Gazzetta dello Sport. Mai più visti di quelle dimensioni... E lì, in quella serata afosa, sull'erba (quella vera...) che aveva vissuto le glorie e le disgrazie della Spal, ho giurato eterno amore all' uomo che scuoteva la scimmia.

A questo punto, di chi sto parlando?



PS: Conservo ancora il biglietto di quel concerto, era lo 007006 ... E sì, eravamo a Ferrara....

What a moment is this, oh, for a moment of forgetting, a moment of bliss....

PS2: Non ti aspettare che, visto che hai messo un video irriguardoso nei confronti del suddetto soggetto, io ti risponda con un video di Renato Zero.... potrebbe suicidarsi l'hard disk del mio computer....

giovedì 6 marzo 2008

Ecche'...



Cara la mia Amelia, visto che la guerra è stata dichiarata, parto sin da subito con l'artiglieria pesante. Sappi che la mia santabarbara è stata ben approvigionata di armi di ricreazione di massa.... Si dia fuoco alle polveri, e s'alzi fervente l'orazione alla Santa Gibson!

venerdì 29 febbraio 2008

lunedì 25 febbraio 2008

Yawn!


Oggi è la giornata della lentezza. Bisognerebbe che fosse festa nazionale, altro che storie. Tutti a fare una sola cosa per volta, dedicandole tanto tempo ed attenzione. Un bel tempo lento per pensare, per dialogare e per imparare. Forse ci voleva un bell'aperitivo con le amiche, ma sono stata troppo lenta nell'organizzarlo. Vorrà dire che il nocino me lo berrò da me. Lentamente. Yawn....

martedì 19 febbraio 2008

Cuba (no) libre


Annunciazione, annunciazio'. Il Lìder Màximo si autocongeda. Eccone un altro che ci riesce, ad andare in pensione....

domenica 17 febbraio 2008

Maoooo!

Miciofili di tutto il mondo, oggi è la Giornata Internazionale del Gatto.
Per l'occasione, io e il Gatto Culone abbiamo sancito una tregua che ci porterà a non litigare per un'intera giornata: lui, con spocchiosa sufficienza, ha promesso con un mezzo, seccato smiagolìo che non tenterà di affondare le unghie nelle mie caviglie. Io, con malcelata incredulità, ho promesso alzando gli occhi al cielo che non cercherò di prenderlo a calcioni nel poderoso fondoschiena. Finora, entrambi abbiamo mantenuto la promessa. Ma sia ben chiaro: come diceva Rossella O'Hara, domani è un altro giorno.....

martedì 5 febbraio 2008

Humpty Dumpty in Wonderland


Humpty Dumpty sat on a wall.
Humpty Dumpty had a great fall.
All the king's horses and all the king's men
Couldn't put Humpty together again.

lunedì 4 febbraio 2008

Ora pro nobis

Fratelli Europei: Invadeteci

SOS Invadeteci!

Nel Zitadòn oggi è festa. Ho acceso un bel cero alla Madonna e sottoscritto laicamente l'appello di MenteCritica. Come dire: un colpo al cerchio e uno alla botte. Di questi tempi, non si sa mai, meglio non farsi mancare niente....

mercoledì 30 gennaio 2008

Appunti

Per Candide, è ora che io mantenga la mia promessa

Cara Candide, ho cercato a lungo nella mia biblioteca piccina picciò un testo che rispondesse ai requisiti da te espostimi sul finire della scorsa settimana. Sugli scaffali, ad usum acarorum ci sono i soliti Diario di Anna Frank, Se questo è un uomo, La tregua, persino la Variante di Luneburg. Altro non c'è. Allora mi sono posta a cercare di ricordare se in altri testi ci fossero racconti o collegamenti alla Grande Carneficina. Ne ho trovati un paio.

Il primo collegamento, e l'omaggio lo faccio a te, l'ho trovato nel Traitè sur la tolérance di Voltaire. Nei capitoli nei quali svolge la ricerca delle origini e delle eventuali giustificazioni giuridico-religiose dell'intolleranza, Voltaire esamina il comportamento degli ebrei, e, dopo aver mostrato, tra le altre cose, come ebrei e sadducei avessero potuto convivere pacificamente nonostante la differenze in fatto di culto, alla fine del capitolo, ci dice

In una parola, se si vuole esaminare da vicino il giudaismo, si sarà meravigliati di trovare la più grande tolleranza in mezzo agli orrori più barbari. E' una contraddizione, è vero; ma quasi tutti i popoli si sono governati con delle contraddizioni. Felice quella contraddizione che introduce, tra le leggi di sangue, costumi miti.
Mi chiedo, adesso come al tempo in cui lessi questo libro: se già alla metà del Settecento si era giunti -faticosamente- a concepire che (uno) la tolleranza tra popoli dalle culture e credenze diverse è possibile, (due) che "l'intolleranza non produce che ipocriti o ribelli", (tre) che non si possono odiare gli ebrei come non si devono odiare i professanti altri credo religiosi, visto che il fanatismo è, a ben vedere, "l'effetto di questa cupa superstizione che porta le anime deboli a imputare di delitti chiunque non la pensa come loro", perchè non sono bastati i duecento anni successivi a scongiurare che trionfasse l'idea terribile della selezione razziale metafisicamente necessaria prodotta dalle malate sinapsi di tal Heidegger, oggetto di "venerazione" ancor oggi e base di molte delle attuali teorie pseudoscientifiche che avallano la supremazia di un ceppo razziale su tutti gli altri?

Il secondo rimando letterario lo trovo invece sul testo di uno degli scrittori a me più cari, Luis Sepùlveda. Apro "Le rose di Atacama", pag. 39, il racconto si intitola Shalom, poeta. All'inizio, vi si narra con secca sintesi l'umana vicenda del poeta Avrom Sutzkever, nato in Lituania e lì tornato dopo una breve permanenza in Siberia. Sutzkever conosce la ferocia nazista ("...nel ghetto di Vilnius, i nazisti dissero alle persone, ai membri della grande famiglia umana, che quel giorno dovevano morire"), ma sopravvive.

Cadde nella fossa e fu coperto di terra, ma resistette. Resistette la sua ragione e fu più forte della paura e del dolore. Resistette la sua intelligenza e fu più forte dell'ira. Resistette il suo amore per la vita e in quello trovò le energie necessarie per uscire dalla morte.

Diventerà un punto di riferimento della resistenza antinazista, fonte di speranza per i deportati nell'orrore dei campi di sterminio. Finita la guerra e dopo il processo di Norimberga, Sutzkever si reca in Palestina, "dove ogni pietra è mio nonno", scrive. La parte più importante e appassionatamente coinvolgente del racconto, è, secondo me, la frase con cui Sepùlveda chiude la sua narrazione: "Non l'ho mai conosciuto, ma i suoi versi e il suo esempio mi accompagnano come il pane e il vino". Ecco l'importanza della testimonianza, quindi, che non solo trasmette il ricordo di fatti accaduti, ma anche reca con sè il germe di comportamenti futuri utili e profittevoli a tutta la gens umana. Chissà se, grazie a un vortice di atti virtuosi, un giorno smetteranno di esistere gli stupidi folli che pongono nella prevaricazione sugli altri l'essenza stessa del proprio esistere. A vedere le cronache odierne, in questo nostro periodo storico non è proprio possibile. Ancora tuona il cannone, ancora non è contenta di sangue la bestia umana. Mille guerre ancora devastano le lande terracquee di questo nostro mondo, mille modi diversi di perseguitare/torturare/sopprimere gli "altro-da-noi". Nessun popolo cosiddetto occidentale è esente da questa barbarie. Guantanamo insegna.

martedì 22 gennaio 2008

Persone serie

Litigano, a Roma. Litiga Prodi con Pecoraro Scanio, Mastella con Di Pietro, Ratzinger con Galilei. I relativi sottoposti fomentano a gran mantice sul fuoco dell'astio del tutti-contro-tutti. Mi piacerebbe mandarli tutti alla toilette. Al ritmo di un simpatico motivetto che li accompagni. Ya-Ya-ohhhh!

domenica 6 gennaio 2008

Don Camillo


Per il cardinale Camillo Ruini sarebbe ''non solo lecita ma doverosa un'interpretazione che aggiorni e migliori la legge 194 ai progressi medico scientifici e non la peggiori". "Per un credente sarebbe meglio che questa legge non ci fosse, ma c'è", ha osservato l'ex presidente della Cei che ha aggiunto: "Non c'è una situazione culturale e politica per la sua abrogazione".
''Una delle grandi obiezioni che farei alla classe politica passata e presente e' di non aver sufficientemente visto il problema demografico che e' il problema piu' importante dell'Italia''. Lo ha detto il cardinale Camillo Ruini intervenendo alla Summer School della fondazione politica Magna Carta, a Frascati, indicando ''Il problema demografico'' come uno dei piu' gravi del Paese: ''Da piu' di 20 anni - ha rimarcato - sono convinto che questo e' il grande problema dell'Italia''.
Il cardinale ha ricordato che all'inizio degli anni '80 i suoi confratelli lo irridevano per questa sua convinzione e gli davano anche del ''fascista''. ''La mia convinzione - ha precisato - parte invece dalla constatazione che una nazione vecchia non ha futuro e che una collettivita' umana che non fa figli e' destinata al declino''. Ricordando che ''questo implica che ognuno senta anche la generazione e l'educazione dei figli come un impegno non solo privato'' il porporato ha ammonito che il calo demografico e' ''difficile da recuperare'' e ha incitato tutti i giovani presenti a porsi questo problema.

Ma perchè son sempre uomini quelli che paladineggiano per una riforma restrittiva della 194? E, tra l'altro, che uomini....! Ruini aveva pistolato in settembre, ed evidentemente Buttiglione e soci non hanno di meglio da fare sotto le feste che non lanciare proclami a scoppio ritardato. Per quale motivo non si chiedono il perchè nessuna donna perda tempo a risponder loro per le rime? Ah, sì, dimenticavo. Tu es diaboli ianua. Tu es divinae legis prima desertrix. Da Tertulliano-padre-della-Chiesa ad oggi nulla sembra cambiato, e son passati millecinquecento anni o giù di lì...

Non voglio entrare QUI nel merito della faccenda. Ciascuno di noi ha il diritto di pensarla come vuole e il diritto di esprimersi al riguardo, e non credo che questo sia il luogo adatto a un confronto sul tema della LEGITTIMITA' della legge sull'aborto. L'argomento è serio, il confronto deve essere reale. Tra donne, in genere ne parliamo e ne discutiamo. E quando si leggono certi sfrondoni da parte di una persona che tra l'altro arroga a sè la responsabilità di dettare linee guida in fatto di etica per tutta la società CIVILE, che cosa possiamo fare se non allargare le braccia e scuotere la testa immaginando di dare una compassionevole pacca sulla spalla alla signora Divina Provvidenza?

PS: Se qualcun altro vuole iscriversi alla gara di chi mette insieme più luoghi comuni, prego, si accomodi. Alla fiera del chiacchiericcio partecipano in molti, ma di posti liberi ce n'è quanti ne volete....

martedì 1 gennaio 2008

Divinazioni per il nuovo anno

Qualche minuto fa ero davanti alla televisione, mi guardavo un po' l'Attimo Fuggente, un po' Rob Roy. Mentre rivoli di lacrime solcavano le mie guance e la commozione raggiungeva l'acme, tra giovanili impeti libertari e paesaggi scozzesi ancora ben vividi nella mia memoria, ecco che parte la pubblicità. QUELLA pubblicità. Avete capito bene, l'animaletto dalla gelida flatulenza, lo scoiattolo puteolente, il roditore mefitico. Se le mie conoscenze dell'arte aruspicina non mi ingannano, per il nuovo anno credo di aver capito che potremo anche darci da fare per tentare di realizzare i nostri buoni propositi: una sonora pernacchia risponderà ai nostri sforzi. Come sempre.
Adelante Pedro, adelante....

giovedì 27 dicembre 2007

Bentornato!

Ognuno di noi ha un'anima gemella. Amelia ha l'Orco. Tricotico. Che è finalmente a casa, dopo una degenza lunga due mesi, intrappolato nelle maglie della Sanità zitadonese. Le infermiere non lo volevano più lasciare andar via, e questo potrebbe essere di vanto. Il problema era che neanche i dottori volevano liberarlo. Temevamo che ci fossero delle devianze, e invece no. Adesso è a casa. A farsi rimbrottare da Amelia. A farsi spupazzare dalle sue tre piccole puzzole. A volte, la vita è bella.

lunedì 24 dicembre 2007

Pranzi

Già da qualche anno, il giorno di "Santostefano" ho preso la simpatica abitudine di invitare a pranzo tutti i miei parenti (e sottolineo miei, quelli di Herrkomm sono stati esclusi ab initio. Secondo me, han fatto come la regina d'Inghilterra, si sono cambiati il cognome. Una volta si chiamavano Addams). Tra fratelli, nipoti, zie, una nonna, una mamma e affini vari, saremo circa diciotto. Mia madre sta facendo cappelletti da una settimana, e io mi sto arrovellando il cervello per definire un menù che rispetti la tradizione di casa senza per questo dover fare sempre le stesse cose.

Il punto fermo è, rimane e sempre sarà il cappelletto. La ricetta di casa mia, che definire pura zitadonese sarebbe un azzardo, è ben più saporita e colesterolemica rispetto al cappelletto dell'Artusi. E' un trionfo di carni e formaggi, spezie dosate con sapienza e deve essere sapida ma non troppo, per non sopravvalere il sapore del brodo di cappone (ripieno..). Dentro la sfoglia, rigorosamente tirata a mano e non troppo sottile (che quella la lasciamo alle tajatelllle di Alberto Tomba, tanto per quello che ne capisce lui...), familiarizzano il petto di pollo con la braciola di maiale e la mortadella, ma solo quella che abbia fatto parte di un insaccato grande quanto me, perchè quelle piccole non san di niente, e la ricotta di Romagna, assolutamente freschissima, dà di braccio al Parmigiano ben stagionato. Il tutto trova la sua ragion d'essere nella sapiente dose di noce moscata, sale, pepe e buccia di limone grattugiata che insaporisce il compenso. Il bello della "dosatura" di questi ultimi ingredienti è che bisogna procedere (eheheh!!!) a una lunga serie di assaggi. Il sapore del compenso deve conformarsi perfettamente a quello che viene conservato nella propria memoria, un po' come quando si accorda una chitarra. La discussione prandiale verte quindi non già sulla qualità del cappelletto -quelli di mia madre raggiungono sempre l'eccellenza...- ma sulla grandezza. Mentre Nonna Angioletta sostiene una sorta di supremazia dell'anolino che non trova consensi di alcun tipo, HerrKomm proviene da una famiglia per cui il cappelletto più è piccolo, più è buono. Giudizio diametralmente opposto vige in casa mia, e il diktat proviene direttamente da nonno 'ttiglio, il quale sentenziava: Par magnè un caplèt bon, u'ì vo' tri morsg (traduzione della pagina 777: per mangiare un buon cappelletto, ci vogliono tre morsi). Io (e qui si vede che la genetica è una scienza esatta!) sono d'accordo, perchè col cappelletto grande devono essere perfetti il brodo, la pasta e il compenso, in una sorta di grande sinfonia della pasta ripiena...
Altra disquisizione di rito per il pranzo di Santostefano, la mostarda di Cremona. Non esiste più la mostarda di frutta di una volta. In genere troppo dolce, praticamente mai abbastanza senapata, la varietà dei frutti sempre più scarsa. Normalmente, pochi fichi, pochi mandarini e poche ciliege, qualche volta un esecrabile pezzo di ananas; si trovano quasi solo pesche e albicocche, e la quantità del sugo è generalmente scarsa. Pero', vedo che non ne rimane mai... immancabile è il racconto della nonna marescialla, che parte col ricordo della mastellina di legno col suo mestolo, pure quello in legno, che colmi della loro colorata ricchezza facevano bella mostra di sè dal droghiere Tiziocaio, che riservava alla mia mamma l'assaggio della ciliegina di rito. Qualcuno conosce una mostarda che sia davvero piccante? Manco a Cremona l'abbiam trovata....
Insomma, è ora ch'io vada a farcire il cappone, 'chè la pentola lo chiama. Buon Natale! Buon Natale a Sepia e Candide e Amelia. Auguri a Pita, perchè il suo personale inferno le consenta presto di uscire fuori a rimirar le stelle. E auguri a tutti voi, perchè chi ha avuto un brutto 2007 veda la fine di tutti i suoi guai, e chi ha avuto un vecchio anno ben soddisfacente, abbia un 2008 veramente sfavillante.
Auguri!!!

martedì 18 dicembre 2007

Male power

Sono l'unica donna in un ufficio di uomini. Hanno tutti molta fiducia in me e nelle mie capacità. Per esempio, ritengono che io sia la sola in grado di cambiare il rotolo della carta igienica, quando esaurita. Questa attestazione di stima nei miei confronti mi riempie di gioia....

mercoledì 12 dicembre 2007

In tempo di pace, in tempo di guerra


Ieri sera ho caricato in macchina la mia mamma e siamo andate a teatro a vedere un vecchio spettacolo di Ascanio Celestini, Radio Clandestina. Questo piccolo uomo dalla lunga barbetta caprina e dagli occhi vispi e anche un po' spiritati, da solo, su un palcoscenico nero e vuoto, ci ha raccontato di vicende legate all'eccidio delle Fosse Ardeatine, partendo dalla Roma capitale d'Italia di fine ottocento, che costruiva i suoi palazzi e le sue periferie, perchè il racconto di quello che successe quel 24 marzo 1944 può durare un minuto, o anche solo venti secondi, oppure una settimana. E lui ce ne ha raccontati di fatti, per due ore intere. Non ci ha presentato un documentario alla Minoli, ci ha semplicemente parlato, narrandoci i racconti che altri, quelli che li hanno vissuti quei momenti, gli hanno fatto. Io avevo mia madre accanto, e l'ho vista assentire o scuotere la testa, e l'ho sentita sospirare. Lei a quei tempi c'era, anche se era una bimba. Lei quelle atmosfere, quei momenti, li ha vissuti. E i racconti che sentivo recitare sul palcoscenico erano, caso strano, fin troppo simili a quelli che mi facevano i miei nonni e le mie zie, e mio padre insieme a loro. Io ho sempre amato ascoltare i "grandi" che raccontavano. La mia zia Erarda, scomparsa da poco, mi raccontava delle fughe precipitose sotto i bombardamenti per raggiungere i rifugi, con mio cugino al collo e mio padre trascinato per mano, e mio padre mi raccontava la paura, la fame di un ragazzino il cui padre era stato deportato in Germania senza che di lui si avessero notizie di qualsiasi genere, e l'angoscia che vedeva negli occhi di sua madre, ma anche la meraviglia provata per la parata delle truppe alleate che entravano nella piazza del Zitadòn con i carrarmati preceduti, cosa incredibile, da uomini pelosi con la sottana a squadarzòni che suonavano le cornamuse, col mazziere in testa a dare il tempo, e la mia nonna materna, moglie di carabiniere ma vera marescialla della famiglia, a raccontare di quando a Ventimiglia le camicie nere portarono via il mio nonno nel cuore della notte, in mutande, e il racconto è lo stesso che fa mia madre, che si stampo' l'esperienza nella mente anche se aveva solo quattro anni. Era la stessa bimba che rise della sorpesa sbigottita della bisnonna Gemma quando scoprì che i militari inglesi giunti a liberare Salsomaggiore e che erano in realtà indiani dell'India, sotto turbanti chilometrici nascondevano (oh, che scandalo!) chilometriche capigliature legate a codino perchè, quando morivano, fosse più semplice per Visnù afferrarli per i capelli e portarli nel loro paradiso. E infine Attilio detto 'ttiglio d'Marlòtt, il mio nonno paterno, deportato in campo di concentramento, che per mille e mille volte ha iniziato i pranzi di famiglia delle feste con il suo: ah, i caplèt! Cuand ca s'era in Germagna....e via con racconti che a noi, bimbi a quel tempo, sembravano sì terribili ma, tutto sommato, incredibili.
La platea, ieri sera, era piena. Moltissimi i giovani, pochi gli adulti, pochissimi gli anziani. Chi ha vissuto quei tempi preferisce non ricordarli, chi negli anni ne ha raccolto le testimonianze ne schiva di nuove, con una sorta di supponente sufficienza. I giovani, i ventenni di oggi, a quanto sembra vogliono sapere come sono andate le cose, vogliono che qualcuno perda il suo tempo per raccontar loro che cosa succedeva in quei tempi. Ieri sera, non erano lì perchè Celestini è, ormai, un volto televisivo. Sono venuti a teatro per sentirlo parlare, in un silenzio carico di attenzione, perchè nel suo racconto, ci credono. E' come una sorta di Auctoritas. Agente della trasmissione di conoscenze e di esperienza. Perchè, che lo vogliamo o no, tutti noi cresciamo seduti sulle spalle di quelli che ci hanno preceduti. Tanto vale imparare da loro per fare meglio ciò che di bello han creato, per non rifare gli stessi errori. In tempo di pace, perchè non ci sia più un tempo di guerra.

lunedì 3 dicembre 2007

Giornata di....

Insomma, è lunedì. Il lunedì è normalmente una giornata di m...., e quella odierna non sfugge a questa legge. E' brutto tempo, c'è freddo, sono in ufficio ed è il primo lunedì del mese, il giorno più pesante che possa esserci...
Questo è un post rinvigorente, antidepressivo, stimolante per lui e per lei. Buona giornata a tutti.

mercoledì 21 novembre 2007

Save the bear!

Chiedo scusa, soprattutto a quelli che mi sgridano perchè non posto più niente da un bel po'.... chiedo scusa, dicevo, perchè sta arrivando l'inverno. E io vorrei andare in letargo. E non posso. Chiedo scusa, dico ancora, perchè sarò lenta. Molto lenta. Sappiatelo.

martedì 9 ottobre 2007

Il duecentottantaduesimo giorno dell'anno

Che cosa hanno in comune la diga del Vajont, Ernesto Guevara de la Serna, Rudolph Nureyev, John Lennon, Peter Tosh e la sottoscritta?
Che tutti, il 9 di ottobre, abbiamo avuto qualcosa d' importante da fare.
La diga del Vajont, la sera di un 9 ottobre, grazie all'insipienza e all'ingordigia di pochi, non aveva più potuto contenere le acque per custodire le quali era stata costruita. Tutte le volte che, costringendomi a farlo, ho visto il film, o lo spettacolo di Paolini, non sono mai riuscita a vedere in quella diga una creatura malvagia desiderosa di punire, cancellandoli, gli uomini che dalla valle levavano verso essa il loro sguardo timoroso, quasi consapevoli dell'azzardo colpevole con cui quell'invaso era stato progettato e col quale soprattutto veniva gestito. Ho sempre immaginato che, nel momento in cui l'onda è fuggita per inondare la valle trascinando con se' vite e opere umane, quella diga abbia lanciato il suo muto e disperato urlo di orrore e d'impotenza verso gli abitanti di Longarone e degli altri centri vallivi che stavano per essere trascinati via insieme alle loro case, sradicate come alberi fin dalle fondamenta, ai loro animali, alle loro cose, ai loro affetti e alla loro stessa vita. Tanti anni fa sono passata da quelle zone, ho visto quella grigia colata di fango, e ancora oggi, dopo decenni, sento in me la rabbia e l'indignazione, e la pietà per chi, senza avere commesso colpe, pagò per quell'incredibile errore. La mia paura è che non è detto che tutto questo non possa succedere di nuovo. La tecnologia va avanti, è vero, ma la stupidità umana non arretra di un millimetro...
Così come quattro 9 di ottobre più tardi, il medico argentino Ernesto Guevara de la Serna, detto e conosciuto come il "Che", catturato il giorno prima dalle truppe governative boliviane del generale Barrientos, veniva ucciso a pistolettate da un militare estratto a sorte tra tanti. Non si sa bene che cosa successe, sta di fatto che il Comandante, già ferito in combattimento e comunque prigioniero, morì. Per l'ordine impartito da un dittatore. Con l'aiuto della CIA (Oh-oh, ancora loro, come spesso accade. Cerchiamo di ricordarcelo, non si sa mai.....). Gli tagliarono le mani perchè non potesse essere riconosciuto e lo seppellirono là dove fu ritrovato, trent'anni dopo, vicino a una pista per aerei. Avrebbero anche potuto cremarlo, non avrebbe fatto differenza: in quel 9 di ottobre di tanti anni fa, nacque la figura mitologica che ha illuminato di passione e di amore per la libertà delle genti di ovunque nel mondo l'adolescenza e la giovinezza di tanti di noi, e non mi venite a dire "quello là non era come vi hanno detto": ecchissenefrega! Io so per certo che determinati valori li ho mutuati dal mito del Comandante Che Guevara, non da Bartolomeo Pestalozzi da Pinerolo o da altri come lui. E scusatemi se è poco!...
Due anni prima, e siamo nell'anno in cui inizia la guerra del Vietnam, un giovane e assai talentuoso profugo russo e la famosa étoile della danza Margot Fontayne debuttavano insieme alla Scala di Milano. L'opera era il Romeo e Giulietta, il danzatore era Rudolph Nureyev. E io, in quello stesso 9 di ottobre, ebbi fretta di nascere. Chissà se per per la speranza di poter accorrere a quella première o solo per poterne sentire parlare. Sta di fatto che qualcosa mi ha sempre legata a questo uomo spiritoso ma anche di carattere mutevole, di grande cultura e di tecnica sopraffina. Mi ricordo che, quando ero bambina, il sabato mattina la RAI trasmetteva un programma di danza curato da Vittoria Ottolenghi ed era sempre una festa quando ballava lui, qualsiasi cosa danzasse, dal "solito" Lago dei cigni a Petrushka. Riusciva a trasmettere un'idea di levità ma anche di potenza e grazia che non ho più ritrovato in nessuno dei ballerini, seppur grandissimi, che hanno calcato i palcoscenici della danza insieme e dopo di lui, non i Baryshnicov, non i Bolle.
E John Lennon? e Peter Tosh? Condividono, o per meglio dire, condividevano con me l'usanza di soffiare, proprio il 9 ottobre, su candeline accese poste sulla sommità di una torta . Non sono mai stata appassionata ascoltatrice della musica di Peter Tosh, ma una fervente fan di John, questo sì, tanto che qualcuna delle mie amiche di vecchia data ancora mi saluta con un "Peace&love". Ecco un altro sostenitore di cause di giustizia civile nella mia vita, cosa volete farci, nato il 9 ottobre non poteva fare diversamente. Ricordo il giorno in cui dissero che un pazzo (????) lo aveva ucciso sul portone di casa; piansi tutte le lacrime che la mia anima di quindicenne potè pensare di versare. Ucciso senza un senso, senza un motivo particolare. Le pistole sono pericolose, non c'è che dire.
E anche in questo caso, si bisbiglia dell'interessamento di una certa Intelligence... Oddio.
Mr. Bush, chiedo venia, lei, lo sa, non mi è simpatico. Cosa vuol farci, questione di pelle.
E poi, a me il Bourbon proprio non piace.
E non è colpa mia se sono nata il 9 ottobre.
Potrebbe dire ai suoi "intelligentoni" che a me le pistole fanno molta paura, non tanto per come sono fatte ma per la capacità intellettiva di chi è abituato a utilizzarle per risolvere i problemi di qualunque natura?
E poi, io non sono per niente pericolosa: abito nello stesso paese di Silvio, quindi non si preoccupi, i comunisti non potranno mai averla vinta.
...Ma intanto che ci siamo, in confidenza, quelli della CIA le hanno detto se questi comunisti li hanno trovati, qui in Italia? Io, rimanga tra noi, li ho cercati, ma devono essere molto ben nascosti......

P.S.: Un ringraziamento specialissimo va a HerrKomm che lo scorso sabato sera ha organizzato per me una festa a sorpresa... che mi ha mooOoolto sorpresa!!! Grazie a lui e a tutti gli amici che son venuti e anche a quelli che non sono potuti venire a festeggiare con me. Baci.

lunedì 1 ottobre 2007

Grido di dolore

...non siamo insensibili
al grido di dolore che da
tante parti del Zitadòn
si leva verso di noi!

Venerdì scorso apro la posta elettronica e mi vedo arrivare un accorato appello:
Mie care, [***] vi chiedo un consiglio, anzi, più di uno. Mi spiego meglio; oggi pomeriggio [***] ho "incrociato" un sacchetto pieno di cioccolato, probabilmente il consistente residuo delle ultime uova di Pasqua. Visto che mi scoccia buttare via tutto quel cioccolato e che voi siete delle superesperte, potreste darmi un consiglio per fare una torta semplicesemplice e buonabuona????
Chi scrive col cuore (e la cioccolata) in mano è la mia amica Chewbacca, nome in codice Sepia. E visto che anche noi stelle del rock abbiamo un'anima tenera e incline alla solidarietà con i bisognosi, le ho prima cercato sul Web tutta una serie di ricettine utili alla bisogna (non escluse, le FOTONICHE (provare-per-credere) tortine del Berso), poi mi son messa a pensare che una richiesta così - fatta da una donna cosà - meritava una creazione very original. Tenuto conto che il capitano Han Solo a colazione mangia volentieri tortine home-made , ho creato la
TORTA SEPIA
Per prima cosa, caricate sul vostro lettore un CD che sicuramente tutti voi avrete... diciamo TRESPASS (eh!). Quindi spezzettate un 200 gr. di cioccolato fondente in una casseruola di vetro con coperchio e, dopo aver aggiunto 150 gr. di burro a pezzetti, chiudete tutto nel microonde per 3 minuti a potenza media, avendo cura di chiamare un time out a metà tempo per mescolare bene i due ingredienti. A questo punto, montare 3 uova e 3 tuorli con 100 gr di zucchero semolato e 50 gr. di zucchero a velo. Una volta che avete ottenuto una cremina bella gonfia, aggiungete la fusione di cioccolato fondente e burro, che si sarà intiepidita, poi, nell'ordine: 90 gr. di farina setacciata a dovere, 12 amaretti pestati fini a mortaio (in realtà, erano 13, ma uno, è vero come si dice, si è perso per strada...), 150 gr di nocciole tostate e tritate, 1 bustina di lievito per dolci (non vanigliato, if possible...) e, infine, i 3 tristi albumi lasciati prima da parte, montati a neve con un pizzichino di sale, amalgamandoli col solito movimento dal basso verso l'alto per non smontarli. Versate tutto nella tortiera che attendeva già imburrata e cosparsa dei superstiti 12 amaretti, sempre pestati finifini. Mentre Anthony Phillips inizia il suo riff in The Knife, infornate: il mio forno, a gas, era già caldo a 175° e la griglia attendeva la teglia sul 3 ripiano. Visto che nel frattempo Trespass è finito, direi di caricare FOXTROT. Terminata Supper's ready, controllate la cottura, che dovrebbe essere in fase di ultimazione . Son passati grosso modo 45 minuti. Spegnete il forno, fate intiepidire la torta e poi sfornatela quatelosamente. Una volta raffreddata, spolverizzatela di zucchero a velo. Io l'ho fatto, con una mascherina che riproduceva una seppia.....